Rassegna stampa su Paolo VI

Paolo VI: Rapporto con Dio e straordinario
amore per la sua Chiesa

di Mons Luciano Monari – Vescovo della Diocesi di Brescia

Il fatto che Paolo VI sia stato dichiarato Venerabile vuol dire che la vita una persona esemplare in una prospettiva cristiana, che il suo modo di vivere il Vangelo è stato un modo autentico ed eroico nel senso che esprime una forza soprannaturale che viene da Dio e dalla sua Grazia.

Questo credo ci aiuti a cogliere un aspetto che alle volte passa in secondo piano. Paolo VI è stato un Papa che ha operato nel Concilio Ecumenico Vaticano II e poi in anni tempestosi della vita della Chiesa e del mondo, ma se uno è attento a quella che è stata l’esperienza personale e spirituale di Montini si accorge con meraviglia che, in mezzo alle decisioni che doveva prendere, ha sempre vissuto un rapporto di fede straordinario nei confronti di Gesù, dell’uomo Gesù di Nazareth come rivelatore di Dio, e ha vissuto con un affetto e una passione straordinaria nei confronti della Chiesa. Dirà lui stesso in una sua nota di avere custodito per tutta la vita un amore grande nei confronti della Chiesa con pudore, senza dirlo o urlarlo ai quattro venti, ma in modo profondo tanto da essere, questo amore alla Chiesa, l’orientamento fondamentale delle sue scelte.

Riconoscerlo come Venerabile vuol dire un invito ad andare a quella ricerca di questo Paolo VI, alla ricerca di questa sua identità e spiritualità profonda. È, poi, un passo avanti nel cammino verso la beatificazione che richiede anche il riconoscimento di un autentico miracolo operato da Dio per intercessione del Papa bresciano. Speriamo che anche questo riconoscimento possa avvenire in futuro ma già adesso, per questa condizione di Venerabile. Paolo VI è per la Chiesa bresciana e per tutti un esempio di fede.

(Dal “Giornale di Brescia” del 21/12/12)

Paolo VI: Una spiritualità genuina e profonda

Card. Giovanni Battista Re

A seguito dell’accurato stu­dio svolto dalla Congrega­zione per le Cause dei San­ti, il Papa Benedetto XVI ha ieri autorizzato la pubblicazione del Decreto, col quale si riconosce che il Papa Paolo VI ha esercitato le virtù cristiane in grado eroico e lo ha di­chiarato «Venerabile».
È, questo, un passo importante nel cammino verso la beatificazione.

Egli non è stato soltanto un Papa grande e geniale per quanto ha rea­lizzato nella sua vita, ma è stato an­che un uomo di una spiritualità ge­nuina e profonda, che ben può costi­tuire un esempio a cui ispirarsi.

Papa Paolo VI resterà nella storia per il ruolo che ha avuto nel Concilio Va­ticano II. Se, infatti, è di Papa Giovan­ni XXIII il merito di averlo indetto e aperto, si deve a Paolo VI di averlo condotto avanti con mano sicura, ri­spettando la libertà dei Padri Conci­liari, ma intervenendo opportunamente come Papa là dove era necessario intervenire. Egli fu il vero timo­niere del Concilio.

Paolo VI è stato un uomo di Dio che ha amato la Chiesa ed un Papa aper­to al dialogo, che ha amato il nostro mondo moderno, con i suoi progres­si e le sue meravigliose scoperte, le quali hanno reso la vita più conforte­vole. In pari tempo è stato uomo di alta spiritualità capace di eroismo nell’esercizio delle virtù. Nella sua vi­ta ha cercato sempre di scoprire qua­le fosse la volontà di Dio e di seguirla in ogni circostanza. È stato uomo di luminosa fede come testimonia an­che l’Anno della Fede, che ha indet­to nel 1967, concludendolo con la proclamazione del «Credo del Popo­lo di Dio».
Amò Cristo e spese ogni sua energia per annunciarlo a tutti; amò la Ma­donna, amò la Chiesa e amò l’umani­tà.

La coscienza e il cuore di Paolo VI eb­bero una grande sensibilità per l’uo­mo: i suoi valori, i suoi problemi, i suoi drammi, la sua storia e il suo de­stino eterno. Pochi hanno saputo, come lui, interpretare le ansie, le in­quietudini, le ricerche e le fatiche dell’uomo e della donna moderni.
Egli indicò all’umanità l’ideale della costruzione della «civiltà dell’amo­re». In un mondo povero di amore e solcato da problemi e violenze, egli lavorò per instaurare una civiltà ispi­rata dall’amore, in cui la solidarietà, la comprensione, il perdono e l’amo­re giungessero là dove la giustizia so­ciale, tanto importante, non riesce ad arrivare.

Mentre era vivente, Paolo VI fu bersa­glio di critiche, di riserve e perfino di calunnie. Dopo la sua morte si è inco­minciato a riconoscere la sua gran­dezza, l’importanza del suo pontifi­cato, il valore del suo pensiero, la profondità della sua spiritualità.
La proclamazione dell’ eroicità delle virtù ci dice che la testimonianza del­l’intera vita di Papa Paolo VI non sol­tanto è significativa, ma ha molto da insegnare a tutti.

(Dal Giornale di Brescia del 21/12/12)

La testimonianza esemplare di Paolo VI,
autentico servitore del Vangelo

Don Antonio Lanzoni – Vicepostulatore

La vita cristiana si sviluppa grazie alle virtù teologali (fede, speranza, carità) e cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza).
Le virtù teologali sono dei mezzi che Dio accorda all’uomo perché diventi capace di compiere quelle azioni che portano alla beatitudine eterna. L’intelligenza umana, attraverso la fede, riceve la verità stessa di Dio, ciò che Dio è. La volontà umana, attraverso la speranza, si rivolge al fine ultimo della vita, cioè alla comunione eterna con Dio. Infine con la carità si crea tra l’uomo e Dio un rapporto con cui Dio trasforma perché viene ad abitare nell’uomo e spinge l’uomo ad amare i fratelli. In sintesi, si potrebbe dire che le virtù teologali producono nel cristiano una “vita teologale”, che è fondamento di tutta la vita cristiana fatta di preghiera, di amore al prossimo, di sacrifici, di speranze, di gioie …
Le virtù cardinali sono invece le virtù principali, cardinali appunto, nell’insieme delle virtù umane. Se quelle teologali sono virtù che riguardano Dio in quanto hanno in Dio la loro sorgente e il loro termine, quelle cardinali sono virtù che toccano invece la dimensione propriamente umana. Esse sono: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.

Il processo canonico che viene condotto per verificare la santità di un cristiano (christifidelis), il cosidetto “processo o causa di beatificazione”, consiste essenzialmente in una verifica attenta e puntuale del modo in cui da parte di un cristiano sono state praticate le virtù teologali e cardinali. E questo non con una pratica comune bensì esemplare, anzi di più, straordinaria, eroica, per cui si parla di “eroicità delle virtù”.

Del cristiano (christifidelis) Giovanni Battista Montini – Paolo VI, vogliamo allora mettere in rilievo questo aspetto: il modo esemplare, eroico come si diceva, in cui ha esercitato le virtù teologali e cardinali. Questo però con una particolare attenzione: al fatto cioè che il ministero di sacerdote, di vescovo e di papa ha portato il cristiano G. B. Montini a svolgere la funzione di guida, ad essere maestro, per cui è opportuno anzitutto richiamare il suo insegnamento riguardo alle virtù. Ecco perché è bene anzitutto ascoltare le parole con cui G. B. Montini – Paolo VI ha insegnato agli altri le virtù. Accanto alle parole non sono però mancati anche i gesti, cioè le i segni che hanno dato espressione a quanto insegnato. Ecco perché è altrettanto significativo, far emergere, insieme alle parole, i gesti che testimoniano come G.B. Montini – Paolo VI ha praticato le virtù teologali e cardinali. E questo in modo non comune, bensì straordinario, eroico, come si diceva. E’ ovvio che questa ricerca dei “segni” dell’esercizio delle virtù da parte di G. B. Montini-Paolo VI, visto il suo profilo umano e spirituale a dir poco gigantesco, non può che essere alquanto riduttiva. Questo non pregiudica, tuttavia, una significatività-esemplarità, che si vorrebbe fare emergere e che pare opportuno proporre.

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Paolo VI “Cantore di Santi” e prossimo Beato?

   Mons. Angelo Bonetti

Il servo di Dio Giovanni Battista Montini-Paolo VI è venerabile.

Papa Benedetto ha firmato il decreto circa l’eroicità delle sue virtù. Ora, a quanto si è appreso da alcuni giornali (La Stampa, La Voce del Popolo, Brescia oggi), non sarebbe lontana la sua beatificazione. Manca solo il riconoscimento di un eventuale miracolo.

Noi certo avremmo desiderato che l’iter della canonizzazione di Paolo VI fosse stato più breve. Ma, è il Signore che decide i tempi e i momenti …. del resto, anche per Papa Giovanni ci sono voluti 37 anni circa per la sua beatificazione!

Il cardinale Virgilio  Noè desiderava più rapida la causa di Paolo VI e, mentre era Arciprete della Basilica di San Pietro, sognava che la tomba venerata di Paolo VI fosse posta presso l’altare della Trasfigurazione, che si trova a sinistra dell’altare della Confessione, mentre a destra di esso è venerato, all’altare della Comunione di San Gerolamo, il corpo di Papa Giovanni. Le cose sono andate diversamente: presso l’altare della Trasfigurazione è stata collocata l’urna di un altro Papa beato, Innocenzo XI, qui trasferito dall’altare di San Sebastiano, dove è stata posta la bara del beato Giovanni Paolo II.

Pazienza: ci saranno altri altari in San Pietro per il corpo venerato di Paolo VI.

A questo punto, per parlare della prossima auspicata beatificazione di Giovanni Battista Montini, ho pensato di presentare la sua figura di Santo, parlando di lui come di un “cantore di Santi”.

Questo aspetto mi ha sempre molto interessato, tanto che ad esso ho dedicato almeno tre delle mie pubblicazioni su Paolo VI: “Il Santorale di Paolo VI” (ed.: Ancora, 1990), “Paolo VI cantore di Santi” (LEV, 3° Vol. 1996)  e “Il Santorale bresciano con Paolo VI” (Istituto di Cultura G.De Luca, 2003).

Ecco dunque questa nota che può avere come titolo “Paolo VI e il culto ai Santi”.

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A SCUOLA DI PAOLO VI

Inserto speciale di “Avvenire” del 21 dicembre 2014

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Il Papa della gioia e della tenerezza

Le parole del Postulatore della Causa di Beatificazione di Paolo VI

P. Antonio Marrazzo è il postulatore della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Papa Paolo VI.
In occasione della visita di Benedetto XVI a Brescia nel ricordo di Paolo VI ha rilasciato la seguente intervista a Massimo Venturelli. per illustrare lo stato dell’impegnativo percorso verso il riconoscimento della santità del Papa bresciano.

Padre Antonio MarrazzoLa ragione della visita del Papa a Brescia campeggia sui manifesti e sul materiale informativo predisposto per l’appuntamento dell’8 novembre prossimo. Benedetto XVI arriverà “nel ricordo di Paolo VI” di un Pontefice che ha segnato la storia della Chiesa universale. Una figura, quella del Papa bresciano, che, per la sua profondità spirituale e per la sua azione profetica, profuma di santità, anche se la causa di beatificazione è ancora in corso.

È un cammino che deve rispettare tempi e passaggi codificati in motu proprio, costituzioni apostoliche e altri documenti di Papi che si sono succeduti sulla Cattedra di Pietro. La visita dell’8 novembre, anche se non direttamente collegata a questo processo, diventa occasione per fare il punto sullo stato del cammino verso il riconoscimento ufficiale della santità di Paolo VI. Un cammino che procede per gradi e che padre Antonio Marrazzo, postulatore della causa, illustra in questa intervista.

 

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Brescia si appresta ad accogliere Benedetto XVI nel ricordo di Paolo VI di cui è in corso la causa di beatificazione. Padre Marrazzo, qual è lo stato di questo percorso?

Al momento si sta lavorando, con diversi esperti, alla conclusione della redazione della Positio sulle virtù. In essa sono raccolte le testimonianze rese durante l’Inquisizione diocesana, tenutasi a Roma, a Brescia e a Milano, e tutti i documenti che è stato possibile reperire per provare che Paolo VI ha vissuto la sua vita in piena conformità al Vangelo. Si stanno vagliando, inoltre, tutte le grazie ricevute per sua intercessione, per verificare se esiste un caso che risulti inspiegabile secondo le attuali conoscenze scientifiche e che risponde ai criteri del miracolo.

Chi ha promosso la causa di beatificazione di Paolo VI?

La prima richiesta è partita dall’episcopato latino americano, seguito poi da altre Conferenze episcopali. In contemporanea, il vescovo di Brescia, mons. Bruno Foresti, costituendosi attore della causa, ha promosso l’avvio del processo di canonizzazione.

Qual è, padre Marrazzo, il ruolo del postulatore in una causa di beatificazione?

Il Postulatore, rappresenta gli Attori della causa, che possono essere una diocesi, un istituto religioso o un’associazione di laici. Tramite il Mandato degli at­tori, approvato dalla Congregazione per le Cause dei Santi, tratta la causa presso il tribunale diocesano e la Congregazione per le Cause dei Santi, difendendo­ne gli interessi, anche con l’aiuto dei vicepostulatori e collaborando, con l’autorità ecclesiastica, nella ricerca della verità sul candidato alla canonizzazione. Si occupa, inoltre, con la collaborazione dei vicepostulatori, di accrescere la divulgazione del culto al Servo di Dio, presso i fedeli.

Il ruolo che riveste in questa carica le avrà concesso di avere il polso sulla fama di santità di Paolo VI. È possibile dare qualche dato in proposito? C’è parte del mondo in cui oggi è particolarmente sentita la devozione al Papa bresciano?

La fama di santità di Paolo VI è abbastanza diffusa. La si riscontra, in modo significativo dalle diverse richieste di immagini che giungono sia alla Postulazione che alle due Vicepostulazioni di Brescia e Milano.Particolarmente a Brescia, presso il Santuario della Madonna delle Grazie, sede della Vicepostulazione, sono state attivate una serie di iniziative, ad opera dei due vicepostulatori, don Antonio Lanzoni e mons. Mario Piccinelli, atte a divulgare la conoscenza e il culto per il Servo di Dio. Posso affermare, inoltre, che molti vescovi, sacerdoti e confratelli redentoristi di diverse nazionalità, mi hanno espresso la loro devozione per Paolo VI e il loro interesse affinché la causa giunga presto a buon fine. In questi due anni, ho anche avuto modo di notare che tante persone, proprio perché sollecitate da un maggiore impulso dato alla divulgazione della figura e dell’opera del Servo di Dio, hanno esplicitamente manifestato la devozione nei suoi confronti.

Esiste qualche forma di collaborazione tra chi, pensiamo all’Istituto Paolo VI di Brescia, si occupa di portare avanti alcuni aspetti del magistero del Papa bresciano e le realtà che stanno portando avanti la causa di beatificazione?

L’Istituto Paolo VI, fin da quando ho assunto l’incarico di Postulatore della Causa, ha sempre dato la sua disponibilità, rendendo disponibili, per quanto era possibile, i documenti presenti nel suo archivio. La stessa disponibilità l’ho riscontrata anche presso la Segreteria di Stato del Vaticano, l’Archivio Segreto, le diverse Congregazioni, particolarmente quella dei Santi e quella per i Vescovi, la Pontificia accademia ecclesiastica e diverse altre istituzioni, alle quali mi sono rivolto per ulteriori ricerche, atte ad approfondire la conoscenza di Paolo VI.

Il ruolo assegnatole fa di lei uno dei più attenti conoscitori della figura di Paolo VI, della sua profondità spirituale. Che definizione darebbe del cristiano Giovan Battista Montini – Paolo VI?

Paolo VI è già stato definito in tanti modi. Trovo difficile racchiudere in una frase una personalità così poliedrica e ricca. Tutta la sua esistenza è stata caratterizzata da una incondizionata fede in Dio. Una fede che nutrendosi nella certezza della speranza, espressa nel provvido e tempestivo intervento del Signore, gli ha permesso di disporsi sempre verso gli altri con un consapevole e attento atteggiamento di misericordia. Credo che in questo profondo senso della misericordia sia da ricercare la sua costante apertura al dialogo per approdare ad una comunione che, senza tradire la verità, riportasse gli uomini ad aprirsi all’ascolto sincero della volontà di Dio.

L’assidua frequentazione con la figura di Paolo VI le ha consentito di conoscere alcuni aspetti di questo Papa ancora sconosciuti alla gente o non adeguatamente valorizzati? 

Papa Montini è sempre apparso come una persona contenuta, dando a molti l’impressione di essere quasi distaccato emotivamente dalle situazioni e dalle persone. Difatti però, e già altri lo hanno sottolineato, le sue espressioni e, ancor più la sua parola e gli scritti, ne danno una visione totalmente opposta. Paolo VI, di fatto, è più l’uomo della gioia che dell’amarezza; più l’uomo delle certezze che del dubbio; più l’uomo della tenerezza che dell’impassibilità. I suoi pronunciamenti, gli scritti personali e i suoi occhi, hanno manifestato una profonda serenità interiore, rivelando una fede autentica, nutrita da un costante, profondo e filiale rapporto con il Cristo.

Qual è il messaggio che una figura come quella di Paolo VI può dare alla Chiesa di oggi?

Un assoluto e fertile amore alla Chiesa, in quanto sacramento di Cristo. Con la sua vita e con il suo magistero, Paolo VI ha sempre testimoniato la consapevolezza che la Chiesa, in quanto sposa e madre, deve essere costantemente protesa nel realizzare la volontà di Dio, in modo da essere sollecita verso gli ultimi e i disorientati; attenta al dubbio dei lontani; aperta al dialogo con il mondo laico; prudente con quanti vogliono affrettare o ritardare i suoi tempi e risoluta nell’affermare la verità della Parola di Dio.

Una domanda, probabilmente banale, ma che dà voce alla curiosità di tanta gente. La popolarità di una figura in odore di santità incide, può incidere, sulla causa di beatificazione?

La fama di santità spontanea espressa dal popolo di Dio verso una persona morta in concetto di santità, è il criterio fondamentale per avviare una causa di canonizzazione. Tale fama di santità, può essere definita la prima prova che il Signore manifesta nel volere che questa persona venga proposta come possibile modello di vita cristiana e di speciale intercessore presso di Lui. Come già detto, per papa Paolo VI, oltre alle autorevoli petizioni delle Conferenze episcopali, abbiamo gli innumerevoli attestati di tanti credenti che implorano la sua intercessione. La fama di santità è importante soprattutto per­ché, i fedeli devoti, invocandolo per i loro bisogni, contemporaneamente, chiedono anche al Signore di manifestare, tramite un miracolo, la sua volontà di volerlo elevato agli onori degli altari.

Conseguente alla precedente è un’ultima domanda che molti, anche a Brescia, si pongono. È possibile un’indicazione sui tempi necessari per arrivare alla chiusura della causa di beatificazione e alla definitiva elevazione di Paolo VI agli onori degli altari?

Mi risulta difficile dare una precisa indicazione sui tempi necessari per la conclusione della causa, con una eventuale beatificazione. Posso dire, con un buon margine di certezza, che entro il prossimo anno sarà conclusa la redazione della Positio sulle virtù. Dopo sarà presentata alla Congregazione per le Cause dei Santi per essere inclusa nella graduatoria delle Cause che devono essere da analizzare dal Congresso dei teologi e dalla Congregazione dei cardinali e vescovi. Ricevuta l’approvazione da entrambi gli organismi suddetti, il Santo Padre determinerà la proclamazione del Decreto sull’eroicità delle virtù. Per la beatificazione, sarà necessario procedere alla stesura della Positio sul miracolo. Per Paolo VI stiamo già esaminando il caso di una presunta guarigione miracolosa, avvenuta per sua intercessione, per verificare se realmente risulta inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze scientifiche. Conclusa la Positio sul miracolo, seguirà la stessa procedura adottata per le virtù, con la differenza che alla fine il Santo Padre, con la proclamazione del Decreto sul miracolo, determinerà anche la data per la celebrazione solenne della beatificazione.

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